Terzo post Dall'influenza alla collaborazione
Carissimi, ecco qui il terzo e ultimo post. Questo post
finale è una sintesi dei vostri commenti al secondo post. Tutti talmente
preziosi che mi hanno dato l’idea che forse era meglio riprendere le vostre più
che sagge riflessioni e farlo diventare il “terzo post”. Non avrei potuto
scrivere qualcosa di più interessante senza di voi. Non avrei approfondito il
senso delle parole di un mio professore universitario quando disse che la formazione (considerando le aule e le modalità di training in cui ci si ritrova insieme) è soprattutto un processo di co-costruzione di senso che parte dall'aula.
I vostri spunti hanno un taglio che ben riguarda l'altro tema che è quello della collaborazione. Ma ci arriveremo pian piano. Iniziamo da voi.
Empatia è legata a doppio filo con l'influenza e con una costante autoriforma
Qualcuno di voi ha detto che l’empatia sia la chiave della costruzione di un
rapporto sano e positivo, soprattutto se usata come strategia per risolvere i e
conflitti.
Un altro Dipper ha detto che gli altri
purtroppo non solo ci vedono e ci osservano, ma pretendono severamente che il
leader sia irreprensibile.
Molti di voi concordano sul fatto di porre al centro
costantemente se stessi e procedere verso una continua autoriforma. Autoriforma
talvolta severa, talvolta incentrata sull’intransigentismo come in uno degli
esempi fatti da un altro Dipper. Autoriforma che parte dalla consapevolezza che cambiare se
stessi vuol dire anche cambiare l’ambiente (aggiungo io che Bateson diceva “a
volte mi trovo a pensare che un oggetto sia distinto da un altro…poi, però…riprendo
i sensi…").
Insomma ci portiamo a casa che empatia e autoriforma siano la chiave di partenza per generare influenza positiva. Tutto ciò che è altro si chiama manipolazione.
Insomma ci portiamo a casa che empatia e autoriforma siano la chiave di partenza per generare influenza positiva. Tutto ciò che è altro si chiama manipolazione.
Perchè comunico qualcosa a qualcuno? Che motivo c'è? Forse crescita? Evoluzione? Lavorare e crescere grazie alle differenze?
Commento comune è il fatto che, per quanto si possa essere d’accordo
con i concetti, difficilmente sono tutti facilmente praticabili. C'è bisogno di volontà. Una volontà che per citare Assagioli dovrebbe essere forte, saggia e buona.
Traggo un'altra convinzione importante sottolineata da
qualcuno di voi: spiegare sempre le ragioni è ciò che motiva chi riceve alla
crescita e allo sviluppo, delegare con coerenza e fiducia ponendo al centro la
responsabilità autentica che altro non è se non “Lasciate che le conseguenze
naturali insegnino un comportamento responsabile”.
Un altro mio maestro mi disse dopo una giornata di formazione andata male che se non mi avesse dato il margine di errore, il processo di delega non sarebbe potuto avvenire correttamente. L'ho capito dopo un po' di tempo (ma meglio tardi che mai). Posso dire che sono stato influenzato da questo maestro? Direi di sì.
Credo sappiate bene come la “presenza fisica e mentale” di un formatore sia fondamentale per veicolare contenuti, idee, elementi…Questo però non basta e ciò mi rimanda a un altro commento che ho letto quando descrive della facilità con cui (io per primo, Luigi Di Iorio) siamo competenti di contenuti e raramente di metodo. Sono d'accordo. Tanto prima pensiamo al metodo e quanto prima riusciamo a collegare tutte le istanze presenti nello sviluppo di un adulto. E per metodo intendo pensare a "cosa succederà dopo questo momento di formazione?".
Le persone, dicevo nel titolo. Per avere influenza sulle persone non bisogna dimenticarsi
di loro, avete sottolineato nei commenti. E’ vero, verissimo, quoto al 100%, anzi al 1000%. Un ricordo che deve
essere a 360 gradi e non solo del professionista, del ruolo, dell’altro come
lavoratore e basta. Questo credo sia un altro spunto fondamentale per influenza
e cooperare con gli altri. Non era mica Buber che diceva "(Io) divento Io dicendo Tu"?
Da cosa ripartire?
Chiudo con due input. Il primo è costruito da voi ancora. Trattenetevi dal dire una cosa poco gentile
o negativa penso che sia la palestra e il punto di partenza per creare una
influenza autentica (e di conseguenza saper collaborare con gli altri).
Complimenti a chi ha voluto e vorrà partire da questo primo comportamento. Aggiungerei anche “Trattenetevi dal pensare,
una cosa poco gentile o negativa”. Qualche saggio scritto orientale diceva che se la sfortuna arriva dalla bocca e ci
rovina, la fortuna arriva dal cuore.
Microlearning dei comportamenti di collaborazione
Il secondo input èì un recap di quanto dice Daniel Goleman su
Lavoro in Team e Cooperazione e Collaborazione (Lavorare con Intelligenza Emotiva, Bur).
Le persone con questa
competenza:
- Sono modelli di qualità come il rispetto, la costruttività e la cooperazione;
- Attirano tutti i membri del gruppo coinvolgendoli in una partecipazione attiva ed entusiasta;
- Costruiscono identità di squadra, spirito di corpo e impegno;
- Proteggono il gruppo e la sua reputazione, condividendo i meriti con gli altri;
- Offrono stimoli ispiratori e una prospettiva convincente;
- Trovano un equilibrio tra la concentrazione sul compito e l’attenzione alle relazioni;
- Promuovono un clima favorevole e cooperativo;
- Individuano e alimentano le opportunità di collaborazione.
Quali di queste cose avete già e quali di queste dovreste
migliorare? Grazie a tutti per i vostri preziosi commenti fin da subito!!
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